Alberona è posto sulle colline dei Monti Dauni settentrionali, segnando, con il suo territorio, il confine pugliese con la Campania. Il toponimo indica l’abbondanza di boschi cha ha caratterizzato nei secoli il territorio alberonese, come testimonia il ritrovamento di un’epigrafe della fine del II sec. d.C. dove è fatta menzione del “collegio dei dendrofori”.
Nel suo territorio, le ricerche archeologiche hanno individuato numerosi siti, lungo la viabilità antica, che ne hanno documentato l’uso attraverso il tempo ed hanno attestato altre diramazioni che articolavano il territorio. Il complesso della documentazione ha evidenziato l’importanza di questa area ad ovest di Lucera per le comunicazioni con il Sannio e l’area irpina, ed ha testimoniato l’utilizzo della viabilità interna anche per la transumanza fin dall’età del bronzo.
Probabilmente anche per la sua posizione a cavallo di un’area così importante per la viabilità, Alberona, dal 1196, fu feudo dei Templari, passò poi, con la soppressione dell’ordine nel 1312, ai Cavalieri di San Giovanni detti di Malta fino alla soppressione della feudalità. La viabilità e le comunicazioni paiono essere il filo conduttore della storia di Alberona, terra di passaggio per i pellegrini che si recavano in terra santa, testimoniato anche dalla presenza del culto di San Giacomo da Compostela tra i suoi santi protettori, la cui statua è custodita nella Chiesa Madre.
Alberona, con la sua struttura incasellata ai piedi di monte Stilo, è identificabile come borgo inerpicato. Tali borghi, fin dall’alto Medioevo, diventano un elemento integrante del passaggio agricolo pastorale italiano. Le popolazioni, infatti, per necessità di difesa da scorrerie ed invasioni e per proteggersi dall’impaludamento della pianura e dunque dalla malaria, si rifugiarono sui monti.
Il borgo era delimitato da mura il cui ricordo è rintracciabile nei nomi di alcuni quartieri, come, ad esempio, il “muro della terra” dove “terra” è usato nell’accezione di parte più antica del paese, ed anche di appartenenza.
La torre detta del “Gran Priore”, parte delle antiche mura, domina la vallata solcata dagli affluenti del torrente Salsola, e si erge a guardia delle vie di comunicazione con il Sannio, una delle quali è la via del “Valicaturo”. Tale via attraversa i campi “della religione”, così definiti nella miscellanea di sei volumi, conservata presso l’archivio della Parrocchia di Alberona, perché appartenenti ai Cavalieri Templari e di seguito Gerosolimitani, campi ricchi di vigne maritate e boschi fino all’avvento dell’agricoltura meccanizzata.